Sono prorogate di un anno Quota 103, Opzione donna e Ape sociale. Tra le altre novità torna il trattenimento in servizio per i dipendenti pubblici che potrà essere concesso sino al 70° anno di età.
Quota 103
Tutti i lavoratori dipendenti e autonomi che raggiungono 62 anni e 41 di contributi entro il 31 dicembre 2025, potranno conseguire la prestazione.
Il calcolo della pensione avverrà con il sistema contributivo e la misura dell’assegno così calcolato non potrà eccedere le quattro volte il trattamento minimo Inps, cioè € 2.394,44 lordi al mese da rivalutare per il 2025, sino al raggiungimento dell’età di 67 anni. Superata questa età, è messa in pagamento anche la quota eccedente, il tetto. Il comparto scuola coinvolto nella proroga potrà presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2025.
Resta ferma la regola dell’incumulabilità del trattamento delle pensioni Quota 103 con redditi da lavoro, dipendente o autonomo, con la sola eccezione del lavoro autonomo occasionale entro € 5.000 annui.
Opzione Donna
Opzione Donna è confermata con le restrizioni attuali (cioè solo caregivers, invalidi 74% e disoccupate) a condizione che siano stati raggiunti 61 anni e 35 di contributi al 31 dicembre 2024. Restano le riduzioni di un anno del requisito contributivo per ogni figlio sino a un massimo di due anni e le finestre mobili di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
Ape Sociale
L'Ape Sociale è prorogata sino al 31 dicembre 2025 sempre con la conferma il requisito anagrafico di 63 anni e 5 mesi. Non ci sono cambiamenti in merito alle categorie beneficiarie ed è confermata la regola dell’incumulabilità totale della prestazione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo ad eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di € 5.000 annui. L'assegno è calcolato col sistema misto ma con le limitazioni dell’importo massimo a € 1.500 lorde mensili, senza tredicesima e senza gli adeguamenti dovuti all’inflazione fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia a 67 anni.
Pubblico Impiego
Nel pubblico impiego la Manovra 2025 consente di favorire la permanenza in servizio anche per chi possiede i requisiti per il pensionamento.
Sono, infatti, innalzati i limiti ordinamentali dagli attuali 65 anni di età, validi per la generalità dei dipendenti pubblici, all’età pensionabile dei 67 anni.
È abrogato quindi l’obbligo di collocamento in pensione d’ufficio previsto dall’articolo 2, co. 5 del D.L. n. 101/2013. La predetta disposizione imponeva alle Pubbliche Amministrazioni la risoluzione del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che avevano raggiunto il diritto a pensione anticipata, 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini, 41 anni e 10 mesi le donne, all’età ordinamentale dei 65 anni, portata a 67 anni dal 2025.
Viene abrogata pure la facoltà, prevista dall’articolo 72, co. 11 del dl n. 112/2008 della risoluzione facoltativa del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che conseguono il diritto a pensione anticipata, in tal caso prima del limite ordinamentale.
Infine alle Pubbliche Amministrazioni è riconosciuta la possibilità di trattenere in servizio il personale, previa disponibilità dell’interessato, nei limiti del 10%, non oltre il compimento del 70° anno di età. La predetta facoltà non riguarda il personale delle magistrature e degli avvocati e procuratori dello stato i quali hanno limiti ordinamentali più alti.